Nelle ultime sessioni l’euro ha risentito del fallimento delle trattative sulla nuova coalizione tedesca, sebbene il cambio EUR/USD abbia poi recuperato parte delle perdite grazie anche alla relativa debolezza del dollaro.
Il dollaro USA non è infatti sembrato in grado di poter beneficiare del primo passo positivo, alla camera USA, della riforma fiscale. In senato stanno infatti emergendo pareri discordanti, e le notizie secondo cui gli inquirenti, che già stanno investigando sulle possibili influenze russe nelle presidenziali USA del 2016, abbiano richiesto di mettere agli atti alcuni documenti su Trump, hanno rappresentato un mix che ha impedito il recupero del dollaro.
Di contro, è pur vero che il lieve rafforzamento mostrato dall’inflazione statunitense ha consolidato la posizione della Federal Reserve in vista del meeting FOMC di dicembre dove, salvo straordinarie sorprese, il comitato di politica monetaria dell’istituto federale a stelle e strisce effettuerà l’ultimo rialzo dei tassi di riferimento, favorendo così il recupero del dollaro.
Dal canto suo, l’euro cerca di trarre giovamento dalle ultime dichiarazioni di Mario Draghi, che nei suoi ultimi interventi ha delineato un quadro di bassi tassi d’interesse e di forte crescita, con qualche perplessità per l’inflazione, vero elemento macroeconomico in grado di nuocere ai sereni pensieri dei policy makers europei.
Per quanto concerne le altre valute, la sterlina continua ad essere parzialmente indebolita dai timori di natura politica sulla Premier May. Secondo la stampa locale ben 40 parlamentari facenti parte del Partito conservatore avrebbero già firmato una lettera di sfiducia nei confronti della leader, per un’azione che rischia di creare una crisi all’interno sia della maggioranza del Governo che del Partito conservatore.