Le persone che acquistano future su materie prime sono fondamentalmente desiderose di acquistare un certo quantitativo di una merce, ad un prezzo fisso, in data futura. Di contro, le persone che vendono gli stessi futures accettano di fornire un certo importo di una merce al prezzo concordato entro i tempi di intesa contrattuale. Acquirenti o venditori possono stipulare contratti a termine su molte materie prime, comprese quelle agricole (pancetta di maiale, grano, mais e soia), metalli preziosi (oro, rame e argento), e molti altri.
Ad ogni modo, nella prassi i trader di solito non vengono direttamente coinvolti come compratori e venditori di “reali” materie prime, perché di solito escono dai loro contratti a termine prima della data di scadenza. Ne deriva che le materie prime sottostanti su cui si basano le loro negoziazioni non giungono mai a consegna reale, ma vi sono solo aperture e chiusure di posizioni di natura finanziaria, per la gioia – principalmente – degli speculatori che attraverso le oscillazioni dei prezzi dei sottostanti cercano di ottenere un lucro prevedendo il modo in cui il prezzo delle materie prime si muoverà.
È altrettanto intuibile che la speculazione, come noto, è fatta di rischio. E la ragione per cui il rischio è così grande in uno strumento finanziario di questa tipologia, è che è un contratto su un prodotto di base, che però controlla una grande quantità del prodotto stesso ((o valore delle materie prime) rispetto al prezzo relativamente modesto che esso richiede per comprare o vendere il contratto. Il “merito” è legato all’utilizzo più o meno considerato di una forte leva finanziaria, il che significa che si può controllare una posizione di grandi dimensioni con un piccolo deposito in contanti. Se il prezzo si muove in una direzione che è l’opposto di ciò che il trader prevede, l’investitore potrebbe subire enormi perdite.
È anche per questo motivo che questo genere di formula contrattuale è di norma riservata a soli investitori professionali.