I futures sono contratti giuridicamente vincolanti tra due parti, una delle quali accetta di acquistare, e l’altra di vendere, un’attività ad un prezzo specifico ad un determinato momento nel futuro. Il prezzo è noto come “prezzo di esercizio”, mentre la data specificata nel futuro è nota come data di regolamento.
I futures sono stati utilizzati per la prima volta nel XVIII secolo in Giappone come mezzo per il commercio di riso e seta, e sono apparsi nei mercati statunitensi solo dopo il 1850, quando i mercati a termine sono stati sviluppati per favorire l’acquisto e la vendita di prodotti di base, come grano, cotone e mais.
I contratti futures sono oggi uno degli strumenti di trading più volatili. I prezzi cambiano rapidamente, provocando perdite improvvise e talvolta enormi guadagni per i trader. Negoziati sulla base dei prezzi delle materie prime, degli indici, delle obbligazioni e delle azioni sottostanti, la maggior parte delle persone che entrano nei mercati dei futures non lo fanno per acquistare e vendere effettivamente le merci o i beni finanziari sottostanti, bensì per speculare sui rischi del cambiamento dei prezzi, o per coprire i rischi del cambiamento, o ancora per acquisire posizioni speculative su di essi.
Detto ciò, ricordiamo che quando le persone parlano di futures, lo fanno in relazione a due principali posizioni di riferimento.
Per quanto concerne le posizioni short, o posizioni corte, ci si riferisce alla parte del contratto che accetta di consegnare la merce, le azioni o le obbligazioni. I trader che assumono posizioni short si aspettano che il prezzo delle materie prime sottostanti scenda. Per quanto attiene le posizioni lunghe, ci si riferisce alla parte del contratto che accetta di acquistare la merce, le azioni o le obbligazioni in un contratto future, e detiene una posizione lunga sul prezzo delle materie prime, azioni o obbligazioni stesse. I trader che acquistano posizioni lunghe si aspettano il prezzo del titolo aumenti.