Una ‘blue chip è un’azione di una società consolidata, finanziariamente solida e storicamente sicura. Secondo Ken Kurson, in un articolo su MONEY Magazine, il termine stesso deriva dall’inizio del XX secolo ed è stato preso in prestito dal gioco del poker: le blue chip avevano il valore più alto.
Nel mondo degli investimenti, tuttavia, le società di blue chip sono ben lungi dall’essere un gioco d’azzardo. Si tratta di società con una storia di profitti e di pagamento dei dividendi piuttosto coerente, il tutto continuando ad aumentare i propri risultati al meglio, anno dopo anno.
Insomma, sebbene i mercati fluttuano con continuità e tutte le aziende subiscono occasionalmente dei ribassi, le blue chip sono note per i forti team di management in grado di condurre a decisioni di crescita intelligente, oltre ad essere apprezzate per i loro prodotti e servizi di alta qualità.
Le azioni blue chip, note anche come large cap stock (perché le società hanno un’elevata capitalizzazione di mercato di 1 miliardo di dollari o più), tendono a crescere e a diminuire in concomitanza con il mercato azionario in generale. Esempi di azioni blue chip sono Coca-Cola, Disney, Intel e IBM. Poiché il rendimento delle azioni blue chip è vicino ad essere una “garanzia” (il virgolettato è d’obbligo), le azioni tendono ad avere un basso rendimento dei dividendi.
La maggior parte delle azioni blue chip sono offerte da società che sono in circolazione da decenni, o anche più a lungo, ma le nuove società possono entrare nelle classifiche blue chip se gli analisti prevedono che l’azienda duri nel tempo.
Esempi recenti di questo fenomeno è Google, società operante nel World Wide Web, che è entrata nelle fila delle blue chip. Nel frattempo, una volta pilastri indiscutibili del tempio del Blue Chip, come General Motors e Ford, stanno combattendo battaglie per non perdere terreno rispetto ad altre compagini. E così, anche nel mondo delle blue chip, il cambiamento è l’unica certezza.