L’euro continua a rafforzarsi contro il dollaro, in vista del meeting della Banca centrale europea in previsione per la giornata di domani, salendo così al massimo da 3 anni a questa parte contro la valuta statunitense, sopra il livello di 1,23.
Come anticipato, il focus sarà principalmente sulla giornata di domani, quando Draghi potrebbe commentare la forte salita della divisa unica, ma di fondo non dovrebbe mutare l’approccio della BCE nei confronti della politica monetaria. Ci attendiamo pertanto la consueta retorica comunicativa, mentre cambiamenti più corposi potrebbero essere in programma nella prossima riunione, la seconda del 2018. Ad ogni modo, è anche vero che molti analisti, considerati i buoni dati macro e la dinamica dei prezzi in Europa, si attendono invece un cambio di passo restrittivo ed anticipato da parte dell’Istituto Centrale.
Per quanto concerne gli altri cambi, quello tra dollaro e yen scende sotto la soglia di 110 per la prima volta in quattro mesi: gli investitori temono inoltre che la divisa statunitense possa perdere valore mentre le banche centrali si avviano a ridurre lo stimolo in atto attuando una sorta di “normalizzazione” dei loro approcci.
Passando al comparto delle commodity, il sentiment di mercato è tendenzialmente positivo sulle materie prime, con i metalli Industriali che però sembrano essere appesantiti dal rialzo delle riserve di rame in Cina. Il petrolio dopo il balzo di ieri è poco mosso, con i nuovi dati API che certificano un aumento nelle scorte USA in un quadro che però resta nel complesso positivo. Ieri sera l’American Petroleum ha comunicato un rialzo di oltre 4,7 milioni di barili per le scorte settimanali, contro attese di una lieve flessione.