L’aria viziata fa male? Naturalmente, si. E fa male non solamente in ambito domestico, quanto anche in quello professionale: l’aria viziata fa calare le prestazioni dei lavoratori, e questo dovrebbe essere un motivo tale da spingere i datori di lavoro a curare al meglio la purificazione dell’aria degli ambienti professionali, se non si vuole incappare in pregiudizi anche notevoli sul fronte dell’efficienza.
A dimostrazione di ciò una recente ricerca pubblicata su Environmental Health Reports ha dimostrato che la scarsa qualità dell’aria in ufficio può ridurre drasticamente le performance dei lavoratori, poiché va a incidere sulle funzioni cognitive degli impiegati, limitando le loro prestazioni lavorative.
In particolare, nello studio dagli scienziati, 24 persone sono state costrette a trascorrere 6 giorni a lavorare in un ambiente chiuso, in cui c’era dunque dell’aria viziata. Ogni giorno i ricercatori variavano il livello di anidride carbonica e di composti organici volatili (quelli che penetrano nei luoghi di lavoro attraverso mobili, pavimenti, deodoranti per ambienti o vernici). Quale è stato il risultato?
Gli effetti sono stati molto evidenti. In particolar modo, gli impiegati che erano stati coinvolti in attività lavorative in un ambiente chiuso senza ricambio di aria non erano coscienti di queste variazioni e ogni pomeriggio effettuavano un test, che valutava le loro abilità cognitive: ebbene, nei giorni in cui l’aria conteneva meno anidride carbonica e composti organici volatili, i partecipanti hanno ottenuto risultati del 61% migliori nei test.
Da quanto sopra gli scienziati hanno dedotto che la qualità dell’aria ha un effetto non certo trascurabile sulla cognizione, almeno per quanto attiene il breve termine. Lo studio non ha però valutato, occorre rammentarlo a titolo di maggiore chiarezza, in che modo queste sostanze chimiche possano influenzare i lavoratori per lunghi periodi di tempo. Per poter arrivare a tale valutazione occorrerà presumibilmente attendere una nuova analisi valutativa…