In seguito all’esito del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (tenutosi lo scorso 23 giugno e, in parziale sorpresa, terminato con un esito favorevole ai leave, che erano favorevoli all’abbandono dell’Unione da parte di Londra), le Banche centrali hanno evidenziato una ferma disponibilità a intervenire per stabilizzare il sistema finanziario, in un contesto di politica monetaria già molto accomodante.
Una posizione che è stata ampiamente ripresa dalla BCE, che ha più volte affermato che farà tutto il possibile per poter garantire l’attesa stabilità della propria area di competenza (sebbene nella imminente riunione di luglio non dovrebbero esserci particolari novità, con limitazione alla consueta retorica piuttosto accomodante sotto il profilo delle comunicazioni).
Come conseguenza di quanto sopra, nell’ultimo mese i tassi Euribor sono ulteriormente scesi su livelli ancor più negativi sulle principali scadenze, soprattutto quelle oltre 1 mese. Tale quadro di tassi Euribor compressi dovrebbe confermarsi anche per i mesi a venire, garantendo dunque un prolungato livello di bassi tassi di interesse, anche se confrontati con i periodi temporali a noi più recenti.
Passando ai parametri assunti in considerazione sul fisso, anche i tassi Eurirs (sia su 10 che 30 anni) hanno registrato un calo significativo. I livelli restano vicini ai minimi da un anno circa. Si giustifica dunque una preferenza verso l’indebitamento flessibile o a tasso fisso rispetto a quello a tasso variabile, per gli orizzonti temporali mediolunghi. Gli orizzonti temporali brevi o brevissimi possono invece beneficiare in misura più significativa di un prolungato periodo di tassi Euribor o BCE a livelli minimi.
Vedremo, nelle prossime settimane e, in particolar modo, a settembre, se le previsioni saranno o meno rispettate.