I segnali che nelle ultime settimane sono stati provenienti dai dati macro statunitensi, indicano una generale stabilizzazione dell’economia, anche se su livelli piuttosto deboli per attività produttiva e consumi nei mesi estivi.
Dalla consultazione degli ultimi aggiornamenti statistici appare infatti evidente che se da un lato le prime indagini regionali di settembre per il manifatturiero non mettono in luce peggioramenti rispetto ad agosto (i cui dati non erano stati, comunque, particolarmente positivi), si confermano comunque su livelli piuttosto modesti con spaccati negativi.
Non mancano comunque le note positive: tra i principali elementi che è bene mettere in luce al fine di contribuire a una visione più completa del panorama economico statunitense, si rileva ad esempio un generalizzato miglioramento per le misure di aspettative a sei mesi, che si mantengono tutte in area espansiva. Coerente con questo
quadro è la rilevazione della produzione industriale che, dopo la crescita di giugno e luglio, torna a contrarsi in agosto (-0,4 per cento mese su mese) con una eguale flessione per il manifatturiero. Del resto indicazioni deboli giungono anche dai dati sulle vendite al dettaglio, in calo di -0,3 per cento mese su mese ad agosto con prospettive di un contributo negativo sul PIL. Il dato peraltro non pare tale da modificare il quadro positivo dei consumi, che nel 3° trimestre dovrebbero registrare un fisiologico rallentamento dopo il forte e insostenibile rialzo della primavera.
Questi e altri dati non sembrano essere sufficienti a fornire al FOMC una base sufficiente solida per poter orientare il comitato verso una scelta di rialzo tassi a settembre, rinviando la decisione a novembre o, più probabilmente, a dicembre.