I giovani studenti che vivono in aree i cui livelli di biossido di azoto sono superiori ai limiti UE, sono a maggiore rischio di malattie polmonari. A sostenerlo è una recente ricerca che ha analizzato 2.000 bambini delle scuole londinesi nell’arco di cinque anni, concludendo poi con l’allarmante sintesi che questa generazione di bambini raggiunge l’età adulta con dei polmoni in non buone condizioni di salute.
Gli accademici della Queen Mary University of London, del King’s College London e dell’Università di Edimburgo – che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Lancet Public Health – sottolineano in particolare come i livelli di inquinamento ora raggiunti, e che mettono a dura prova le condizioni di salute dei più giovani, riflette un’industria automobilistica che ha ingannato i consumatori e i governi, i quali continua a “non agire” con decisione per garantire che le città riducano il traffico.
Nonostante i miglioramenti della qualità dell’aria in diverse città metropolitane, questo studio dimostra dunque che l’inquinamento atmosferico dominato dal diesel nelle aree urbane sta danneggiando lo sviluppo polmonare dei bambini, mettendoli a rischio di malattie in età adulta, ed esponendoli a maggiori incidenze per morte prematura.
L’esposizione al particolato, al biossido di azoto (NO2) e ad altri ossidi di azoto è stata ad esempio più volte collegata ad una riduzione del 5% circa della capacità polmonare e, compiendo un passo indietro, sono prevalentemente causati dai veicoli diesel, una delle principali fonti di gas NO2.
Per quanto concerne l’esempio londinese, area metropolitana su cui si concentra la ricerca, lo studio sottolinea come sebbene l’aria inquinata non uccida direttamente le persone, si stima che contribuisca ad abbreviare la vita di 40.000 persone all’anno nel solo Regno Unito. L’implementazione delle Low Emission Zones (LEZ) in tutta Londra ha condotto favorevolmente ad una riduzione dell’inquinamento nocivo, ma non abbastanza per alleviare i sintomi.
Rammentiamo infatti, sottolinea ItaliaWeb.NET, come nel 2008 Londra abbia introdotto la più grande area LEZ del mondo, interessando circa 8,5 milioni di residenti. Tuttavia, tutto ciò non sembra esser stato sufficiente: i ricercatori evidenziano infatti come sia “deludente” pensare che la Low Emission Zone di Londra non abbia contribuito a migliorare la capacità polmonare dei bambini, e che dimostra come un approccio frammentario per ridurre l’inquinamento atmosferico non funzioni.
Di qui, il conclusivo invito al governo ad affrontare il problema dell’aria tossica mettendo in atto un nuovo Clean Air Act che possa mantenere tutti – e specialmente i bambini – al sicuro. Le municipalità londinesi hanno definito “scioccante” questo rapporto, sottolineando come sia un’ulteriore prova di come l’inquinamento danneggi la vita dei giovani londinesi.
Sebbene l’analisi si concentri in misura esclusiva su Londra, appare chiaro come in realtà le stesse valutazioni possan ben riprodursi nei confronti di tante altre città metropolitane del mondo, e anche in aree urbane dove l’attenzione nei confronti della sostenibilità ambientale è inferiore a quanto finora applicato nella capitale d’oltre Manica, dove diverse iniziative di supporto sono almeno state già avviate da tempo, con alterni risultati in termini di efficacia.