Tra i primi provvedimenti della nuova amministrazione statunitense, ricordiamo come Trump abbia firmato due ordini esecutivi per poter consentire la ripartenza dei processi di autorizzazione per due oleodotti, Keystone XL e Dakota Access, che erano stati bloccati dalla precedente amministrazione condotta da Barack Obama. Questa decisione è stata accompagnata da direttive mirate a ridurre la regolamentazione per i progetti infrastrutturali e richiesto di predisporre un programma che porti a utilizzare materiali americani per la costruzione degli oleodotti.
Ricordiamo in tal proposito che i due oleodotti erano stati bloccati sulla scia di rischi ambientali, e che il solo progetto Keystone potrebbe portare circa 830 mila barili al giorno in gran parte dal Canada, collegandosi a un altro oleodotto che trasporta petrolio alle raffinerie del Golfo. Di fronte al blocco del progetto degli anni passati, l’industria petrolifera aveva trovato strade alternative per il trasporto del petrolio canadese verso le raffinerie basate in USA. Ad ogni modo, invece, l’apertura di un transito più agevole del petrolio dal Canada sembra in contrasto con l’obiettivo di produrre internamente e non è chiaro come si concilierebbe con la possibilità ventilata due giorni fa da Trump, di imporre una “border tax” sui prodotti importati.
Nel corso dei prossimi giorni potrebbero esserci pertanto diverse occasioni di approfondire le ragioni che hanno condotto una simile scelta che, peraltro, conferma il carattere piuttosto controverso dei primi provvedimenti intrapresi dal tycoon americano alla guida del Paese. L’impressione è che, in altri termini, anche il prossimo futuro rappresenterà periodo di grandi sorprese e non tutte di facile “digestione” per gli analisti…