C’è una bella differenza tra vivere per lavorare e lavorare per vivere. Se vi fermate un attimo a pensare a come si svolgono le vostre giornate cosa vedete? 8 o 10 ore di lavoro e la stanchezza che si fa sentire? Il lavoro serve come guadagno, dove i soldi ci permettono di vivere. Ma il lavoro non deve essere tutto e farci rinunciare a tutto. C’è chi insegue la carriera per un’intera vita e ne fa il suo unico scopo tenendosi aggiornato su concorsi pubblici, corsi, stage, e tanto altro. Ma se il lavoro che amate fare vi permette anche di vivere altre cose, allora è un bene, altrimenti limita altri vostri interessi o magari vi porta a rinunciare ad avere una vita privata.
La passione per il lavoro non deve trasformarsi nell’unico pensiero che avete ogni giorno. E’ importante guadagnare ma farlo diventare un’ossessione è una lenta autodistruzione. E’ importante capire quando è il momento di “staccare la spina” e dedicarsi ad altro, anche per dare stimoli differenti al cervello e quindi alimentare la curiosità e le energie su altre cose. A volte capita che una persona lavora molto ma viene pagata poco e in questo caso si spera in un aumento, inutilmente. I datori di lavoro approfittano anche di chi è in cerca di esperienza e si accontenta di essere “sottopagato” ma non è giusto sfruttare le ambizioni in questo modo.
Vivere per lavorare? Lavorare per vivere? La vita di un disoccupato non è facile perché i soldi sono fondamentali e tutti abbiamo spese e scadenze ogni giorno e ogni mese, e questo vuol dire che il lavoro aiuta a vivere ma non deve essere l’unico scopo di vita, altrimenti avete fallito. Trovate un lavoro che vi permette di essere felice davvero senza rinunciare a nulla di quello che desiderate, per lo meno a ciò che è necessario per voi. Forse vivere è già un lavoro.